Processo alle streghe di Triora

Spettacolo in costume del XVI secolo tratto dai documenti originali
conservati presso l'Archivio di stato di Genova, di Luigi Oddoero

Dai documenti originali conservati presso l'Archivio di stato di Genova,
l'Archivio Vescovile di Albenga e l'Archivio Parrocchiale di Triora,

Testi di Gian Maria Panizza
Consulenza drammaturgica di Luca Valentino

Giulio Scribani (commissario) - Pierluigi Buffa
Il Vescovo - Michelfranco Sbarato
Il notaro Gerolamo Gastaldi - Vito Mosca
Il Protomedico - Simone Collino
L'inquisitore Vicario di Genova - Piero Bertea
Gentile Mora - Anna Formento
Franchetta Borrelli - Fernanda Allisiardi
Isotta Stella - Enrica Lisdero
Caterina Capponi - Marisa Martina
Il Diavolo Alfonso - D'Agostino
Iª Guardia - Mauro Savino
IIª Guardia - Bruno Morero
Danzatrici, Angeli e Incappucciati - Gruppo Coreografico Pinerolese

Coreografie di Roberta Bozzalla
Costumista: Rita Curletti

Staff tecnico: Andrea Molinero – Guglielmo Collino
Prefazione a cura di Michelfranco Sbarato
Elaborazione scenica e regia di Luigi Oddoero

PREFAZIONE

Per consentire una migliore comprensione dello spettacolo riteniamo utile fornirvi alcuni cenni storici sul periodo in cui i fatti si sono svolti.
L'inquisizione nata molti secoli or sono per combattere le idee ritenute eretiche dei Càtari, dei Dolciniani, dei Valdesi, verso la fine del 1500 istituì speciali tribunali per sradicare anche quella forma di deviazione che nota sotto il termine di "stregoneria". Soprattutto nelle regioni più povere, più lontane dalle città, in cui abitudini ancestrali e retaggi pagani ispiravano riti propiziatori ritenuti espressioni di cosiddetta magia nera, si scatenò la caccia alle streghe. Streghe in quanto donne e pertanto – secondo i dettami di una religione sessuofoba - portatrici di peccato e della possibile contaminazione con il maligno. In realtà,nella quasi totalità dei casi, si trattava di persone che oppresse dalla miseria, dalla fame e dalle malattie, si affidavano ad antichi riti ed a rimedi naturali per alleviare le proprie sofferenze. Tali pratiche erano malviste sia dalla religione ufficiale sia dalla classe medica che – ciascuna per il proprio verso – temevano di vedere indebolita la propria influenza sulle masse di poveri contadini ignoranti. Erano sufficienti anche solo vaghi sospetti o denunce anonime per incorrere nelle temute indagini degli inquisitori. Indagini che molto spesso venivano accompagnate dalle torture per acquisire la confessione nel corso dei processi sommari. L'accusata non aveva possibilità di difesa. Le torture più frequenti erano quelle della fustigazione, della "corda" che provocava la dolorosissima slogatura delle spalle, il "cavalletto" che penetrava nelle carni dal collo ai glutei, il martellamento delle tibie, i ferri arroventati e le braci sotto i piedi. Se la "confessione" così propiziata tardava a venire o se era ritenuta incompleta, il rogo era l'epilogo del processo inquisitorio. Verso la fine del 1500 anche in Piemonte e Liguria i tribunali dell'Inquisizione furono molto attivi: Quello che presentiamo questa sera è il vero resoconto di un processo a noi tramandato dalla maniacale precisione del notaio verbalizzante. Siamo sulla piazza di Triora nell'entroterra ligure nell'anno 1587

Almeno ufficialmente, le streghe, non esistono più; rimane però il ricordo di racconti fantastici, ma soprattutto di lettere, di verbali, di interrogatori, di torture e di inaudite sentenze. Quelle pagine ingiallite dal tempo parlano di donne accusate delle colpe più orrende: infanticidi, accoppiamenti carnali con il diavolo e chi più ne ha, più ne metta. Quattro donne legate e torturate nell'anima e nel corpo vengono trascinate dinnanzi ad un Vescovo, ad un Commissario ed a un Inquisitore per farci rivivere una delle pagine più oscure della storia occidentale.

Processo alle streghe di Triora, dal 2000 ad oggi è stato rappresentato a:

Pavia Castello di Belgioioso
Triora Imperia
Fenestrelle TO
Pinerolo TO (6 repliche)
Narzole CN
Prarostino TO
Variglie d'Asti
Sinio CN
Piscina TO
Envie (Castello)